In un paese della bergamasca è stata istituita la “Casa Gioiosa di Salute Mentale”, un manicomio sperimentale nato da un progetto del dottor Borfadelli e sostenuto dal ragionier La Volpe, assessore del Comune, che provvede a ottenere i necessari finanziamenti. Il dottor Borfadelli cura i pazienti col metodo “del bastone e della carota” e si avvale dell’aiuto di due valide collaboratrici, la dottoressa Semperbiondi e la dottoressa Ubermayer. Nella Casa Gioiosa i “matti”, assecondati nelle loro stranezze, vivono serenamente sotto la sorveglianza di quattro infermieri tuttofare e svolgono varie attività (sportive, culturali, musicali). Proprio i buoni risultati ottenuti con la scuola di canto, li porteranno a partecipare al Festival del Gioppino d’Oro di Zanica, ma al termine della loro esibizione canora i nostri amici fuggiranno. Per tutti sarà chiara una cosa: i matti non possono stare rinchiusi in un manicomio, vanno lasciati liberi. Ma i matti la pensano davvero così?